Odo il tuo respiro
possente
di creatura informe
senza dimensioni.
Ti agiti nella tua prigione
e la stringi nelle tue braccia
prigioniera di te.
Un gioco eterno:
come un bimbo
tu mordi e sbricioli,
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Odo il tuo respiro
possente
di creatura informe
senza dimensioni.
Ti agiti nella tua prigione
e la stringi nelle tue braccia
prigioniera di te.
Un gioco eterno:
come un bimbo
tu mordi e sbricioli,
Si sperdono come i desideri. Foglie morte.
Fu nella piana di Mamuntanas, quando il corvo gracchia indisturbato dai sassi tesi del nurago e la civetta attende la sera prossima per fare sue le prede.
Il sole cade a sghimbescio tra le fetide pozze di Fertilia e la curva di Porto Conte, e Alghero è rossa come un’aragosta viva.
Il vento viene su, ansimando, ansimando, dal mare; il suo respiro penetra nelle forre, si avviluppa ai muri a secco, procede stanco. Si sperde nelle sugheraie e le chiome ne raccolgono il morente brivido.
Hanno congiurato gli dei
contro l’uomo, creandolo
cieco, ambizioso, crudele
e infine mortale.
Seggono torvi sugli usci o per le strade
all’ombra dei platani
ed hanno pensieri intrisi di sangue
Ero da poco uscito dall’autostrada che da Cagnes va oltre il Fréjus, larga e dal fondo solido, e avevo decelerato la marcia della vettura per godermi lo spettacolo della campagna di Provence che è uno dei più belli del mondo, quando è primavera.
Poi quasi improvvisa sopravviene una curva a gomito; la strada se ne va tutta a sinistra tra prati e filari di viti. Di là della curva vidi un braccio proteso, guantato oltre il gomito, un lieve accenno della mano. Frenai istintivamente, sebbene fossi ancora a una certa distanza dalla persona che indubbiamente chiedeva un passaggio, e per un momento ancora vidi quel braccio solo
Una moneta per la forma;
l’hai corrosa per secoli
l’hai macinata
tra ciottoli e sabbia.
La risputi ora ai miei piedi
come cosa indigesta.
E’ fortuna
tenerla nella palma, innocua.
Il gusto loro era di sentirgli ripetere lo stesso discorso, in cui qualcosa di nuovo vi ficcava sempre, e di farlo infine andare su tutte le furie, interrompendolo quando meno se lo aspettava. ...
Gli stavano attorno come alla chioccia i pulcini, tutti intenti in apparenza, sino a che non fossero scoppiate a qualcuno le risa, invano trattenute. Allora quel riso contagioso correva da un capo all’altro del gruppo, pari a un fuoco d’artificio; ed egli ne rimaneva imbalordito a contemplarli, poi gli scappava la pazienza e l’invettiva solenne: “ ora basta, figli di ....; solo una lezione di creanza sarebbe necessaria per voi”.
Accalappia cani era; non pretendevano per caso che insegnasse loro il latino, quei malcreati. Ma l'educazione ...
gliel'avrebbe potuta insegnare, quella almeno sì, dal momento che non sapevano farlo i padri loro, alcuni dei quali si vantavano di aver frequentato l'Università, quella di Napoli, niente di meno! Si vede che a frequentarla avevan guadagnato poco; eppoi egli era del parere che l'educazione non la si fa andando a scuola, ma esser di buona pasta bisogna. Quelli, di mala pasta erano; ma non loro soltanto, anche i padri, i nonni, tutti quelli che usavan dire "ai miei tempi" e
Credo di aver avuto un sei anni a quel tempo.
Mia madre, nei tardi pomeriggi assolati di luglio, conduceva me e le mie sorelline sulla spiaggia ricca di ghiaia e di sabbia bianche e pulite, come lo erano una volta, specie in Calabria. Sceglieva sempre un qualche angolo tranquillo e fuor di mano, per consentirci di correre e giocare a nostro piacimento senza dar fastidio ad alcuno.
Ella in genere se ne stava seduta, incantata e un po’ intimorita, dinanzi a quella immensa distesa di acque, che per lei, quasi una ragazza, venuta giù dalle Alpi del Piemonte, dovevano essere una scoperta affascinante e sempre nuova.
Zì ‘Ntoni saliva stanco l’erta che conduce tra il bosco di ulivi e di mandorli a Villa Miranda,
alle cui spalle si apre la Piana con le sue vaste distese a viti, a frumento, a boschi ancora, per poi precipitare giù in burroni e scoscendimenti sabbiosi sulla valle del Mesima.
Stanco e crucciato era; ma la stanchezza non gli dava fastidio. Da trentadue anni ormai, dopo una giornata intensa di lavoro, si portava lassù ogni sera con l’animo lito per consumare una parca cena sotto la grande quercia,lì, presso la villa, con la sua Betta e i figlioli; prima uno, Pino, poi Rita, e sei altri ancora, venuti tutti lassù alla luce, senza cure prodigate da mani sapienti,
Hanno i tuoi baci il sapore strano
di un tempo lontano,
che fu; di mia fanciullezza.
V’è negli occhi tuoi una tristezza
che più non cancella
l’amore. Con dolce mano
Con gli occhi ami, Antinoo;
altri sensi non hai.
Oltre la stradicciola
il muro è ripido
mena alle stelle.
Una pioggia di pensieri
t’imbianca il volto
e resta sospesa
una goccia anzi l’alba
sullo stelo della tua vita.
Dico, parlo, chiedo,
voglio, affermo, pretendo,
esigo, ordino, impongo.
…cazzo! qualche volta sbaglio;
mica sono infallibile!
nonsologrigio
Non ci coglie
pensiero smarrito di cose
nuove, l’assurdo ch’è denso
di vero nell’animo.
Declinante ogni anelito
tace, forgia rovente
si spegne come in sogno
l’immagine,
il correre vano per falsi
- Menico ... Menico! dove ti sei cacciato, figlio di un cane!
La voce del marchese di Sterri risonò aspra e ansiosa nel vasto cortile del palazzotto signorile, stretto tutt’attorno dalle basse casupole dei suoi fittavoli, delle persone di servizio, dei braccianti, tutti più o meno suoi dipendenti, di cui l’ultimo erede del casato D’Arrigò soleva ripetere che vivevano felici alle sue spalle.
Per la strada che dal villaggio di S. Pietro porta alla marina di Vibo Valentia scendeva quella mattina il pàpparo, scalzo come sempre, il tamburo a tracolla, assonnato per il lungo vegliare, desideroso di giungere quanto prima gli fosse possibile alla sua misera stamberga e lì gettarsi di peso sul giaciglio per un po’ di riposo.
Ricontava le manciate di monetine che il parroco e i campagnoli gli avevano dato, il primo finita la festa, gli altri man mano che avanzava suonando e precedendo la miracolosa immagine del loro protettore tra le quattro case del villaggio e le altre poche coloniche che gli stanno attorno; ma a contarli e ricontarli erano sempre gli stessi.
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