Io v’ignoro, o uomini, e ignoro
ogni cosa che da voi a nascimento.
Il firmamento, le acque
e le chiome degli alberi mosse dal vento
sono il coro divino
che più piacque all’anima mia
sola, in estasi
nel vuoto mondo, piccino. Immensa
è quest’anima quanto il Creato
e vola e librasi
senza confini, come l’Etterno.
Luce e calore le sono compagne
e permeato
fin nelle latébre mi sento,
e l’errore mi è ignoto
ché nelle tenèbre non vivo
non vivo nel vano
insano desio di possedere ogni cosa.
La rosa mi è amica
e la chioma del sole. Non amo
la formica, che fatica
dall’alba al tramonto con la lena d’un bove,
non pungolata.
Per ogni dove è letizia
sol che trionfi natura.
Mi è dura la comunione con l’uomo:
la vizia il timore,
l’inganno, il sopruso, la frode,
il falso pudore. Solo vorrei
che fosse ogni uomo
un raggio di sole per sentirlo nel cuore
con benefico effetto
come sente un bambino
l’amore grande di mamma nel petto.