Quando, compagna mia, sull’erma afflitta
tomba porrai di fiori un gentil dono
sosta daccanto all’urna, derelitta,
obliando il mondo ed ogni umano suono.
Come tocca dal sol fremente allora
la zolla parlerà le sue divine
note armoniose cui porgevi ognora
l’intento orecchio ed il fluente crine.
Ma sussurrar udrai tanto più cara
la voce nota a te nell’aspra via
che quanto breve fu tanto fu amara;
a te ricorderà l’ore fuggenti
quando sperduti nella loro scia
si schernian le Eumenidi piangenti.
di Fedor Nicolay Smejerlink