Or che la triste tua silente imago
a me ritorna dai lontani colli
ove alla giovinezza eran disvago
l’ore trascorse in irrequieti e folli
giochi di bimbi, te, cui già il sorriso
dolce mancò della creatura prima
che ansiosa fisse in noi pallido il viso
mutilo e solo e senza alcuna stima
io ricordo, dell’età mia più bella
caro compagno, che disfatte avesti
ambo le mani e ti fornì favella
premio maggior agli agili pensieri
sì che al pari del Trace ti traesti
quei che migliori ti apparian del ieri.
di Fedor Nicolay Smejerlink