Perché è tempo che l’uva maturi
e si tolgan di mezzo le spine.
Noi siam di pasta compatta
permeata di umori ferrigni, legata
ad un tralcio. Mai come fiore
nei sepali, ché il profumo
è di dentro, serbato nel recondito
di un convulso meccanismo
costruito secondo natura,
che non deve essere perfezionato
per non divenire diabolico.
La devi lavorare con mani
cariche di entusiasmo, senza spremerla
né carezzarla se vuoi
che lieviti a giusta misura.
Perché a volte sfugge dalla mano
più esperta, si scioglie per il troppo
calore, cola tra le dita
che ne restano avvolte, impeciate;
o diviene arida, si sperde in granelli.
Darle un po’ di fiato caldo,
con la bocca vicina, è come darle
l’anima in fotogramma divino.
di Fedor Nicolay Smejerlink