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O sorella

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Qual ti pinse nel rovo del Santo

incerta mano, sì che di sangue

tingevi ancora la rosa colta

in suggestione di offerta semplice

ma pur viva di fiamma fraterna

in cui si ritrovano gli uomini

per uguale favella e nelle ansie

ai doni del Padre partecipi,

afflato d’amore, se non la speme

di addurre sui sentieri del vero

distolta un’anima che nel crollo

disincantato in cui il pensiero

umano è reso fallace vedevi

redenta alla sua vera natura?

Pei pascoli del cielo

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Pei pascoli del cielo

mi condurrai per mano

di mia vita cara amata compagna

ché da solo io non so andare; mi sperdo

oppresso dai pensieri

che s’affollano a mille

come i semi del pioppo nel settembre

inoltrato, tra stille di rugiada.

Solo allora camminerò sicuro

e ti racconterò le cento fiabe

che tu ascoltasti già benevolmente

nel trascorrer di vita

quando tutto era fiaba

in un viver sereno.

La nave

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... già sono i calafati proni

su l’ardue ferite; allo scoglio

tu forti senz’altra speranza

condotta che morte. Ti tolse

la Frode il nocchiero, l’onore.

Dall’onda funesta travolta

non fosti, non fosti dal fato

segnata. Per mille perigli

Clandestino

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Presso qual proda disgiunta

rovini solitario passeggero

fatto gingillo imprevisto

in un percorso sospetto

che ti porta su terre lontane.

 

Errante uguale e dissimile nel significato

più vano, con il fiato mozzo, con l’ansia

La noche en la isla

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Toda la noche he dormido contigo
junto al mar, en la isla.
Salvaje y dulce eras entre el placer y el sueño,
entre el fuego y el agua.


Tal vez muy tarde
nuestros sueños se unieron
en lo alto o en el fondo,
arriba como ramas que un mismo viento mueve,
abajo como rojas raíces que se tocan.

Aquí  te amo

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Aquí te amo.
En los oscuros pinos se desenreda el viento.
Fosforece la luna sobre las aguas errantes.
Andan días iguales persiguiéndose.


Se desciñe la niebla en danzantes figuras.
Una gaviota de plata se descuelga del ocaso.
A veces una vela. Altas, altas estrellas.


O la cruz negra de un barco.
Solo.

Incanto

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Sogno dei verdi anni antichi

la bellezza, e l’amor primo

e il melograno in fiore.

 

di Fedor Nicolay Smejerlink

Come sono pesanti i giorni

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Come son pesanti i giorni,
A nessun fuoco posso riscaldarmi,
non mi ride ormai nessun sole,
tutto è vuoto,
tutto è freddo e senza pietà,
ed anche le care limpide stelle
mi guardano senza conforto,
da quando ho appreso nel mio cuore,
che anche l’amore può morire.

di Federico García Lorca

 

Per la morte della sorellina

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Perché di repente trascoloraro gli occhi

tuoi vivi come luce del giorno

e le manine vagarono un attimo incerte

nel vuoto, quasi a cercare la mamma

che ancora tu non sapevi chiamare?

Sul muto lettuccio, ravvolta nel lino,

era un’imagine di rosea cera il tuo volto

e lo sguardo fisso ed attonito

cercava l’infinito oltre l’angusto orizzonte.

Vespero Alpino

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Una baita, guarda nel vuoto.

Si aggrappa al fianco del monte

presa dal terrore di precipitare

spalanca due neri occhi al cielo.

Pietoso la avvolge un ciuffo

di nebbia che la marcita del pascolo

esala. L’erba è verde di smeraldo

cresce sotto la falciata dei bovi

più tenera. Assale la baita

da ogni lato, su fino al tetto

di lastre ferrigne. Con le lingue

Lorca il servo

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Un sorriso semplice, pieno, gli corse sul viso, per gli occhi e si discoprirono appena i denti bianchi.

Era tutta la felicità che poteva esprimere in quel giorno di sole, mentre la terra bruciava, e  desiderava con tutto il cuore che essa si diffondesse su tutto e su tutti, come una strana epidemia che portasse sollievo e conforto.

Andava tra i suoi fratelli di colore, quelli con i quali sino al giorno prima aveva diviso ogni sorta di fatiche, senza un attimo di sosta, con il terrore in corpo di essere frustati per un nonnulla, alle volte senza spiegarsi nemmeno il perché.

Don Diego si era disfatto il giorno prima di Ghimel e Alef, due figuri da forca che teneva alle sue dipendenze da tempo e che, come aguzzini, gli avevano reso il miglior servizio del mondo.

Ma ogni cosa ha un limite, e don Diego non poteva sopportare che essi vivessero da nababbi alle sue spalle, tanto più che non gli era riuscito di appurare in qual modo lo imbrogliassero, per quanto cercasse di tenere gli occhi aperti e avesse assoldato qualche confidente per venirne a capo.

Certo la modesta paga che aveva pattuito con loro non lasciava adito a godimenti, ma egli era del parere che, convenuta una mercede per un determinato servizio, si dovesse poi stare ai patti, senza recriminazioni di sorta. E in effetti Ghimel e Alef ai patti ci stavano senza altre pretese, ma era fin troppo evidente che ci stavano solo perché in un qualche modo riuscivano a metterlo nel sacco, affiatati come erano tra di loro per comunità di razza e superiori a chiunque in astuzia.

L’unica soddisfazione che poté togliersi prima di mandarli via fu quella di appioppare all’uno e all’altro un paio di calcioni nella schiena, urlando come un ossesso colpe indecifrabili e ragioni ancora meno chiare.

Pagine Marine VII

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Medusa, bianca e violetta,
mi hai sferzato
hai lasciato un segno rosso
sulla mia carne scura.
 
Fra poco
sarai informe poltiglia
color della sabbia;
il sole
ti scioglierà come cera.