Più parole non ebbi e l’ombra cupa
scese su tutto. Come dall’alto
sulle distese del suo mare azzurre
precipite vedea la sua ruina
e di già nei ciechi occhi il sol distesa
avea l’imagine di morte
a la dedalea prole,
tal piombava l’anima mia
disgiunta dalla frale dimora
nell’abisso. E non v’era fondo
e non luce e non speranza.
Era di vento fatta e di pensiero
ma col nulla dattorno,
fuggente senza posa e senza danno
senza principio e fine;
Ove vai, anima inquieta?
Che sei tu, senza sembiante e voce
se non persa semenza? e il tuo pensar
che vale? Più coi vivi tu non trascorri
e tanto ignota sei come cosa
mai udita o vista e il tuo valore è nulla.
Eppur tu vivi e vivere mi fai
come fossimo due nella tempesta
sperduti e ciechi ma per mano avvinti.
Non più gioie o ristoro, non palpiti
per noi, non più timori.
Questo ti chieggo e questo tu lo sai:
Perchè ci dette un attimo di luce
tenebre eterne poi l’Onnipotente?
Fedor Nicolay Smejerlink