Io la morte l’ho vista
serena sul volto del padre,
come sonno ristoratore.
Cinquant’anni fra i bimbi
nell’umile scuola
ove fiorian le speranze,
dove egli solo sapeva
i sogni di giovini cuori.
Li ritrovò per le vie
con i volti emaciati
segnati dal vomere
amaro del tempo.
Ed ebbe per loro parole
di fede, per i giovini sempre
un sorriso, uno sguardo paterno.
Non so dell’empireo,
se l’arco dei cieli comprenda
qualcosa di noi dopo il nulla.
Ma serena, serena
la vedo di vivida luce
soffusa, la cara sua fronte
pensosa, e pare che ancora
ripeta, sereno, l’antica
parola di sprone, d’amore,
ne’timidi cuori dei bimbi.
Fedor Nicolay Smejerlink