Una vela
che sogna sul mare acque
chiare di smeraldo, confortata
da un tenue ondeggiar di risacca.
Più vele nel cielo, tese
su un pennone di viscide piume,
plananti o in feroce picchiata
e il gridio di avide gole
sepolte nell’onda per un attimo.
Poi un veleggiar bianco, infinito
sul lucente dorso delle acque,
come una fiaba che ripete
il candore del volto dei buoni
facile preda pur essi
delle viscide spire del mondo.
Ritorna in un plenilunio di luci
fredde sulla gelida ghiaia
e non ha più ricordo dei sogni
che hanno teso la sua tela
come un’anima angustiata
fino allo spasimo, nell’ansia
di ricostruire una trama a punto
a punto, nello spessor della canapa.
Solo una mano indurita
dall’odissea delle ore alle sartie
la può scorrere con tocco
delicato e sussurrare tra i denti
il suo desiderio di evadere
in un ribollir di tempeste.
Fedor Nicolay Smejerlink