Alla tua ombra mi raccolsi stanco
dopo la solitaria
corsa qua e là per la campagna aprica,
amica quercia, che profumi non hai,
non hai svettanti al cielo
rami fioriti e di color cangianti.
Povera cosa sei
sublime ostello alle mie stanche membra.
Con te mi è lecito parlare ormai
ché solo tu m’ascolti
rugosa amica dalle cento vite.
Ti vorrei raccontare la mia storia
alla tua forse pari,
ché crescemmo virgulti non costretti
come ci spinse il vento
con l’armoniosa chioma
con l’onda dei capelli scapigliati
battuti da tempeste inutilmente
sempre saldi alla terra
abbarbicati con le nostre forze
e non piegammo mai a destra o a manca.
Questo per dirti amica
anzi sorella quercia ora mi basta,
ché quando un giorno piegherai l’eccelsa
vetta all’umida magione io là presso
sarò coi miei dolenti
sguardi smarriti a supplicar l’Eterno
che le mie alle tue ossa congiunga
in solitario simbolo di morte.
Fedor Nicolay Smejerlink